Bruno TAUT, Gartenstadt Falkenberg, Berlin-Grünau, 1913-1914





Taut, dopo aver frequentato i corsi di urbanistica presso la Technische Hochschule Charlottenburg, disegnò i suoi primi i piani per piccoli interventi urbanistici, mostrando fin da subito i suoi interessi per le problematiche sociali. Per questi motivi, nel 1913, fu nominato consulente della Deutsche Gartenstadtgesellschaft, ottenendo questa sua prima importante commissione. L’area si trovava nella campagna a sud di Berlino, su un terreno collinoso di ben 700 ettari. Il piano generale dell'insediamento e la studiata compresenza tra spazi pubblici e privati, tra giardini privati e verde attrezzato, mostrano evidenti influenze delle concezioni urbanistiche inglesi. L’obiettivo era quello di realizzare nuove forme di vita, diverse da quelle delle anonime periferie di Berlino. Secondo il piano iniziale sarebbero dovute sorgere ben 1500 abitazioni da uno e due piani per circa 7.000 abitanti. Le case per famiglie numerose erano localizzate lungo le strade più trafficate, mentre le abitazioni monofamiliari lungo i percorsi interni e intorno alle Höfe (le corti comuni). Edifici pubblici, negozi e servizi, dovevano essere disposti in apposite piazzette, situate verso l'interno. Le case a schiera (costruite nella tradizionale struttura in mattoni) dovevano avere coperture a falde inclinate, orti e giardini privati, in modo da creare un ambiente confortevole. Molto particolare era la cura prestata all’andamento delle stradine interne e alla forma delle piazzette e delle aree comuni. Mentre negli altri insediamenti del periodo si costruivano case tutte uguali che producevano effetti di piatta monotonia, qui Taut ha variegato le tipologie edilizie, gli assi stradali e le aree aperte. A causa del sopraggiungere della I Guerra mondiale, la costruzione fu interrotta e mai più ripresa. Della città-giardino ipotizzata fu alla fine realizzato solo un frammento, cioè i due lotti lungo l'Akazienhof e la Gartenstadtweg, per un totale di sole 135 abitazioni. L’idilliaca Akazienhof si compone di 34 abitazioni in mezzo agli alberi, con facciate dai colori intensi e vivaci. Sono case semplici ed economiche, ma fornite di avanzati standard come cucine attrezzate, bagno interno, riscaldamento e giardinetto privato. I colori delle facciate mettono in risalto il bianco dei serramenti e dei pergolati in legno. I blocchi delle case a schiera sono sfalsati tra loro in modo da dare l’impressione che l’insediamento si sia formato nel tempo. Il lotto sulla Gartenstadtweg si compone di 93 abitazioni disposte lungo la via; qui sono presenti tipologie edilizie differenziate in file e gruppi sistemati ordinatamente. Sebbene di piccole dimensioni, le parti realizzate del Gartenstadt Falkenberg segnarono una svolta nell’ambito dell’edilizia sociale in quanto in netto contrasto con il grigiore e lo squallore delle Mietskasernen urbane. Le unità realizzate si caratterizzano per le superfici levigate, la semplicità del tetto, degli ingressi e delle finestre; il superfluo e le decorazioni sono assenti. Fin da questo intervento, Taut si mostra già interessato alla colorazione degli edifici residenziali, aspetto che distinguerà la sua successiva edilizia economica nel periodo della Repubblica di Weimar. Le case presentano infatti facciate dai colori vivaci come il rosso e verde oliva, il blu e ocra, l’arancio, il rosa. In riferimento agli studi percettivi del colore, le facciate sembrano avanzare o retrocedere, conferendo vivacità al complesso. Una volta ultimato, fu per alcuni anni l’insediamento per lavoratori con il più alto standard mai realizzato fino ad allora in Germania. La notorietà del quartiere raggiunse il suo apice negli anni Venti quando vi venivano organizzate manifestazioni sportive, eventi politici e culturali, feste popolari. Dal 1963 il complesso residenziale è sotto tutela delle Belle arti. Nel 1992-2002 i lotti, da anni in condizioni di completo degrado, sono stati integralmente restaurati secondo le indicazioni delle Belle arti e adattati ai bisogni moderni. Le terrazze delle case sono state trasformate in giardini d’inverno. Dal 2008 è parte del Patrimonio mondiale UNESCO. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)