Bruno TAUT, Wohnanlage Grellstraße, Berlin-Prenzlauer Berg, 1927-1928




Complesso residenziale contenente 152 unità abitative commissionato dalla GEHAG (Gemeinnützige Heimstätten-, Spar- und Bau-Aktiengesellschaft) e realizzato da Taut con la collaborazione di Hoffmann e del fratello Max Taut. Occupa un lotto lungo e stretto a forma trapezoidale delimitato da Grellstraße, Hosenmannstraße, Rietzestraße e Naugarder Straße. In quegli anni la zona era caratterizzata dalle tipiche Mietskasernen berlinesi con cortili angusti e umidi. L’obiettivo era quello di opporre a questa edilizia speculativa, una soluzione urbanistica moderna. Come nella tradizione del Blockrandbebauung, Taut ha realizzato un insediamento residenziale perimetrale, ma "aperto". Lungo la Rietzestraße si sviluppa un lunghissimo blocco edilizio dall’andamento ricurvo che termina sullo slargo urbano molto trafficato definito da Greifswalder Straße, Naugarder Straße e Grellstraße, a pochi metri dalla stazione della S-Bahn di Greifswalder Straße. È un corpo di fabbrica a quattro piani composto da 24 unità, il cui prospetto esterno, completamente piatto, è ritmato dalla disposizione regolare della aperture degli alloggi e di quelle verticali che segnalano la presenza dei vani scala. Ha un intonaco bianco molto luminoso, tipico di gran parte dell’edilizia sociale razionalista. È sostenuto da uno zoccolo continuo in laterizio, il cui colore naturale contrasta col bianco del resto della facciata. In realtà, a metà del blocco, il bianco luminoso cambia in grigio chiaro. Al rosso del laterizio del basamento, corrisponde il rosso intenso dei serramenti che, insieme al giallo-ocra dei telai e al nero delle porte, emerge percettivamente dal fondo bianco dell’intonaco. L’angolo Greifswald Straße/Grellstraße, rivolto verso la stazione della S-Bahn, è accentuato dalla presenza di un corpo edilizio a torre con ampie logge angolari (le uniche dell’intero prospetto) e un negozio. La facciata interna, rivolta verso il sole, è invece strutturata da una sequenza di balconi, la cui sporgenza conferisce plasticità al prospetto. I balconi, uniti a coppie e con piccoli ripostigli ricavati negli spazi verticali, formano delle composizioni a croce. Un percorso pedonale piantumato con robinie, segue la curvatura del fronte, accentuando il dinamismo della struttura. Lungo la Grellstraße, e fino alla Hosemannstraße, è presente una sequenza di quattro corpi minori, a L i due esterni, a U quelli centrali, le cui ali si sviluppano verso l’interno dell’area. Anche questi blocchi si caratterizzano per le superfici levigate, per l’assenza di decorazioni, per le finestre quadrate con telai colorati e per il basamento in laterizio. Contengono unità abitative più grandi con ampi balconi sia sulla via che sul verde interno. I prospetti sono caratterizzati da colori intensi, come il verde scuro o il rosso, che creano vivaci contrasti col bianco del corpo maggiore. Gli spazi vuoti formano corti pubbliche attrezzate a verde, con piantumazione, percorsi pedonali, spazi gioco, panchine. Queste corti-giardino si aprono verso la strada attraverso le ampie aperture perimetrali; in questo modo sia la luce che la città possono entrare verso l’interno dell’insediamento. Con questa articolazione compositiva, si è venuta a creare una sequenza di spazi aperti e spazi chiusi, che hanno conferito un’alta qualità abitativa all’insediamento. L’atmosfera che si respira è l’esatto contrario di quella dei tristi e bui cortili delle Mietskasernen operaie. Per quanto riguarda gli alloggi, Taut ha apportato una conquista fondamentale nel campo dell'edificio in linea, raggruppando tutti i servizi e gli impianti tecnici in un blocco unico con il corpo-scala. Come altri complessi ed insediamenti residenziali berlinesi degli anni Venti, anche questo è sotto tutela in quanto testimonianza storico/culturale delle sperimentazioni avviate nel settore dell’edilizia sociale negli anni della Repubblica di Weimar. Nel 2001-2005 è stato effettuato un interventi di ripristino che ha riguardato quasi tutto il complesso, comprese le corti a verde. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)