Hans POELZIG, Filmkunsthaus Babylon + Wohnbebauung am Bülowplatz, Berlin-Mitte, 1928-1929




Il Filmkunsthaus Babylon è l'unica importante sala cinematografica della Berlino primo Novecento ancora esistente. È parte integrante di un complesso edilizio a blocco con corte interna, che occupa un isolato triangolare delimitato da Hirtenstraße, Kleine Alexanderstraße e Weydingerstraße. Le punte smussate sugli angoli Weydingerstraße/Kleine Alexanderstraße e Weydingerstraße/Hirtenstraße (lungo Rosa-Luxemburg-Straße) definiscono un perimetro continuo a cinque lati con corte triangolare interna. In origine il complesso si affacciava sulla triangolare Bülowplatz (oggi Rosa-Luxemburg-Platz). È strutturato in sette corpi edilizi adibiti a residenza, a commercio e all’intrattenimento. Al piano terra erano infatti presenti ben 80 negozi e nei piani superiori 170 appartamenti privati, in gran parte con affaccio sulla centrale Bülowplatz. Dal punto di vista architettonico è una costruzione a cinque piani nello stile espressivo della Neue Sachlichkeit, col quale è stato ottenuto un particolare effetto caratterizzato dalle line curve, dall’austerità e dalla geometrizzazione delle facciate. L'edificio è fortemente strutturato orizzontalmente dalle fasce perimetrali delle finestre e, in alto, dall’ampio cornicione sporgente della copertura. Le pareti sono intonacate in color ocra, mentre le fasce sono suddivise tra loro da sottili cornici in una tonalità più chiara. I corpi edilizi si fondono tra loro mediante angoli arrotondati, la cui forma è sottolineata da balconcini aggettanti dalla parete. Le geometria delle grandi finestre rettangolari è accentuata da telai bianchi che suddividono l’apertura in moduli quadrati. Il lato sud del complesso venne completato nel 1929 con il Kino Babylon, allora il più prestigioso cinematografo della città. La sala fu in origine aperta per il cinema muto; per l’accompagnamento musicale del film, c'era una buca per l’organo e per il piano. Poteva contenere, tra galleria e platea, fino a 1200 persone. Anche gli interni furono concepiti nello spirito austero della Neue Sachlichkeit, cioè con un uso parsimonioso di materiali, forme e colori. Dall’ampio vestibolo decorato in grigio, rosso e giallo si entrava nella platea, mentre due ampie scalinate portavano alla galleria. La sala avvolgente dagli angoli arrotondati, nonché i colori degli interni (giallo caldo, blu, e rosso) furono ideati con l’obiettivo di suscitare un forte impatto visivo nello spettatore. L’interno, con la galleria, il pavimento in lieve ascesa, i profili arrotondati, colpiva anche per le sue linee eleganti. Nel 1948-52 gli spazi interni della struttura cinematografica subirono restauri. Sebbene l’atrio d’ingresso, la sala e lo schermo relativamente piccolo siano stati modificati e rimodellati, nell’insieme venne conservata la forma originale. Fu riaperto per volontà delle autorità della DDR, ed utilizzato, fino agli anni Settanta/Ottanta, come cinema pubblico per la proiezione in anteprima di pellicole sovietiche e tedesco-orientali. Lasciato per anni in stato di abbandono, nel 1993 la sala venne chiusa per il pericolo di crollo del soffitto. Nel 1997 fu inserito nel programma di protezione dei beni artistici nazionali. Nel 1999 iniziò il totale rinnovamento della struttura edilizia e la riorganizzazione dell'interno. Vennero ristrutturati i muri portanti della sala principale, mentre la copertura venne sostituita con nuove capriate a forma di carena. Sono stati ricostruiti anche la facciata, l’ingresso e l’atrio interno, nelle stesse forme e nei colori voluti da Poelzig. Gli esterni sono stati intonacati riprendendo i colori originari, con una tonalità di fondo color ocra, e rosso scuro per l’ingresso del cinema e dei negozi. La sala principale è stata restaurata seguendo però le trasformazioni apportate nel 1951-52. Dal 2001 è di nuovo in funzione per la proiezione di film, ma anche come sede del Filmfestival Berlinale. Invece della sala unica originaria, l’interno è oggi diviso nella Saal 1 per 450 posti e nella nuova Saal 2 per 70 posti, usata soprattutto per il cinema d'essai. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)