Wilhelm BÜNING, BAUABSCHNITT II
Büning ha progettato il settore centrale dell’insediamento, compreso tra Genfer Straße e Schillerring, tre unità lungo la Emmentaler Straße e l’enorme edificio a blocco all’ingresso del quartiere. La sua architettura si
caratterizza per un linguaggio freddo e geometrico, ravvivato dalle soluzioni cromatiche adottate nelle vetrate verticali dei vani scala, negli ingressi, nei telai delle grandi finestre rettangolari, nei cornicioni sporgenti.
Le unità edilizie che ha progettato hanno in gran parte una planimetria a L e formano corti aperte in cui il verde fluisce da un lotto all’altro. La disposizione dei corpi di fabbrica perpendicolari allo Schiller Ring, presenta
i tipici caratteri dell'edilizia aperta. Sulla Emmentaler Straße e sulla Genfer Straße, i suoi edifici si appoggiano in tre punti a due edifici preesistenti, ma dai quali si staccano visivamente per la presenza di un corpo di
fabbrica alto e stretto, simile ad una torre. Questa demarcazione strutturale così netta può essere letto simbolicamente, in quanto intendono prendere le distanze dagli edifici grigio-cupi e decorati, tipici dell’età guglielmina.
Nel settore più occidentale di sua competenza, Büning venne incaricato di creare anche la centrale termica di quartiere con annessa una doppia lavanderia comune. Per rendere più economica la fornitura di calore nell'insediamento,
venne realizzata una centrale di teleriscaldamento. La grande lavanderia (demolita nel 1968 prima che l'insediamento fosse posto sotto tutela) era stata istituita come come reazione diretta alle condizioni igieniche disastrose dei
tipici cortili delle Mietskasernen di epoca tardoimperiale. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati).
Otto SALVISBERG, BAUABSCHNITT III
Salvisberg ha progettato l’area settentrionale, lungo la Aroser Allee, dove ha creato un edificio lungo ben 280 mt. Ma la costruzione più spettacolare è la Brückenhaus, l’edificio-ponte che scavalca Aroser Allee e che si
configura come una monumentale porta urbana. È alto 4 piani e continua in due corpi laterali coi quali forma un’unità edilizia. È l’unica costruzione in cemento armato, mentre le altre sono ancora in muratura portante. Il
settore centrale a ponte è infatti sostenuto solo da esili pilastri in cemento armato. Al centro sul lato sud, si trova una orologio che sembra voler annunciare l'alba di una nuova era, un'epoca in cui l'automobile, la navigazione
e l'aviazione erano considerati simboli di progresso. L'accesso agli alloggi avviene tramite lunghi ballatoi sul lato nord dell'edificio; questi terminano con vetri ricurvi, e, se osservati da lontano, sembrano ricordare la forma
di un transatlantico. Sulla facciata sud corrono i parapetti delle logge che ne accentuano l’orizzontalità. Il tetto della Brückenhaus è sfruttato come terrazza-solarium comune, da cui si ha un'ampia visuale sul quartiere. In linea
con lo spirito del tempo, era stata progettato come una un’area comune dove i residenti potevano sdraiarsi e rilassarsi o mantenersi in forma con la ginnastica. Si trattava di funzioni, legate al benessere fisico dei residenti, si
inquadravano nel concetto generale definito nel concetto "luce, aria e sole", tipico dei concetti urbanistici elaborati in quegli anni. Lungo la Romanshorner Weg, l’architetto ha progettato case a schiera con planimetrie insolitamente
organizzate. Le singole unità hanno tre ingressi, ognuno dei quali si apre su un piano. L'ingresso dal lato strada, attraverso il giardino, dà accesso all'appartamento al piano terra, che occupa l’intero corpo di fabbrica; ad essa
appartiene anche il giardino davanti alla casa. Dalla corte a verde interna si accede alle altre due unità tramite due ingressi separati; si tratta di due unità duplex larghe la metà dell’alloggio al piano terra, ma che dispongono
di un balcone sopra il giardino. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati).