Rudolph HENNING, BLOCK V, 1930-1931 / 1933-1934
L’intervento di Henning (uno scultore legato all’Espressionismo) occupa il lotto settentrionale della Siedlung e si compone di sei edifici in linea paralleli tra loro e rigorosamente orientati in direzione N-S. I lavori
iniziarono nel 1930 ed entro il 1931 furono completati i quattro edifici orientali. I primi tre sono tutti uguali tra loro e si compongono di due unità leggermente sfalsate e inclinate tra loro. L’unità sud è a tre piani,
quella nord a due. Le stecche sono immerse in ampie superfici a verde che proseguono negli spazi naturalistici del Volkspark Jungfernheide, che si trova proprio di fronte, separato solo dalla Heckerdamm. Fu proprio per addolcire
il passaggio edilizia-natura che su questo lato fu utilizzata la tipologia a due piani. Contengono alloggi-tipo da 2,5 stanze con superficie variabile dai 52 mq ai 62 mq. Gli appartamenti più grandi si trovano nelle teste
meridionali dei corpi di fabbrica; qui i soggiorni e le stanze si affacciano su finestre a nastro che, oltre alla vista sul verde, offrono il massimo di spazio e luce. Nelle unità a due livelli, i residenti dei piani superiori
avevano a disposizione una sezione della terrazza-solarium sul tetto, che, su richiesta del distretto, veniva attrezzata anche per i malati del quartiere; quelli dei piani inferiori, invece, potevano utilizzare i prati. Il
quarto edificio verso ovest è a quattro piani; è più compatto e più corto rispetto ai primi tre. Il fronte ovest delle quattro unità evidenzia la formazione come scultore di Henning; qui sono presenti balconi rettangolari i
cui angoli arrotondati avvicinano la facciata ad una scultura "architettonica". Gli ingressi si trovano sulle facciate piatte ad est. Nel 1933-1934 l’architetto estese la fabbricazione verso ovest con altri due blocchi edilizi
speculari tra loro. Siccome la seconda fase di costruzione fu realizzata nell’ambito dei normali sistemi di finanziamento, la qualità architettonica dovette sottostare ai rigidi requisiti della proprietà; gli edifici furono
eseguiti ancora con i tetti piatti, ma senza né logge né balconi o terrazzi-solarium, unico caso nell’intera Siedlung. Nel suo insieme le stecche di Henning riprendono materiali e proporzioni dei blocchi di Häring, con i quali
dialogano formando, anche se leggermente sfalsati, una composizione intonata sia volumetricamente che cromaticamente. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)
Otto BARTNING, BLOCK VI, 1929-1930
A Bartning venne assegnato il lotto più infelice della Siedlung, quello dalla forma lunga e molto stretta, disposto tra Goebelstraße e il tracciato della S-Bahn. L’unica soluzione era quella di creare un lungo fabbricato, ma
in direzione E-O, in contraddizione con l’orientamento N-S, allora ritenuto ideale per gli edifici in linea. L’andamento leggermente curvo di questo tratto della Goebelstraße è stato determinato dalla preesistente linea
tramviaria. Fu quindi la situazione urbanistica a definire la soluzione elaborata dall’architetto. L’intervento consiste in un lungo blocco ricurvo composto da 28 sezioni a quattro piani, tutte uguali tra loro. Il lunghissimo
fronte stradale, sobrio nelle forme e nei colori, è piatto e semplicissimo, mosso solo dalla sequenza delle tettoie sporgenti d’ingresso e dai vani scala vetrati. Le ampie finestre accentuano ulteriormente l’andamento orizzontale
della costruzione concava. A causa della sua lunghezza (quasi 380 mt) e della sua estrema austerità e monotonia, la costruzione venne denominata già dalla critica contemporanea "Langer Jammer" (il lungo lamento). L’edificio,
interrotto solo una volta dal passaggio verso la centrale termica, inizia dalla Jungfernheideweg con un corpo di testa a due piani per piccoli negozi. In netto contrasto con la facciata sull’asse viario, il prospetto sud, che
si affaccia su ampi spazi verdi e sull’area giochi per bambini, è invece vivacizzato dalle sporgenze dei balconi colorati disposti ritmicamente. Per l’insolito orientamento dell’edificio, Bartning ha cercato di dare una soluzione
interna originale; sono presenti alloggi-tipo di 45/50 mq costituiti da due ambienti (stanza da letto e soggiorno) rivolti a sud, bagno e cucina abitabile (rivolti a nord). Le cucine si affacciano su grandi finestre, i soggiorni
su porte doppie. Durante la II Guerra mondiale la parte orientale dell’edificio fu gravemente distrutta; la ricostruzione venne eseguita da Scharoun, che lo prolungò di 3 sezioni. A chiusura dell’edificio, nei pressi della
Goebelplatz, Scharoun aggiunse, nel 1956-1958, anche la Laubengangwohnhaus (un edificio residenziale a ballatoio). La Siedlung Siemensstadt è stato uno dei primi insediamenti berlinesi ad essere dotato di un proprio impianto
di riscaldamento. Sebbene tutte gli edifici fossero attrezzati con proprie lavanderie e relativi asciugatoi, al centro dell’area verde, tra l’edificio e il terrapieno della ferrovia, Bartning inserì il fabbricato in mattoni
contenente la centrale per il riscaldamento e la lavanderia di quartiere (Heizung+Zentralwäscherei). Il riscaldamento centralizzato consentì un maggior sfruttamento degli alloggi, in quanto, col venir meno delle stufe,
si poterono guadagnare 3 mq. Con la connessione del quartiere con la rete di teleriscaldamento della BEWAG, avvenuta alla fine degli anni Cinquanta, la centrale termica perse la sua funzione e venne chiusa e l’alto camino
demolito. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)