Walter GROPIUS, Gropiusstadt, Berlin-Neukölln, 1963-1973/75





Enorme città-satellite progettata da Gropius insieme al TAC, quasi completamente finanziata dalle cooperative edilizie comunali GEHAG e DEGEWO. Il nome dell’insediamento era inizialmente Großsiedlung Berlin-Britz-Buckow-Rudow, ma nel 1972 verrà denominato Gropiusstadt per ricordare il nome del suo autore. Si trova al confine tra Britz, Rudow e Buckow (nel distretto di Neukölln); è delimitata da Fritz-Erler-Alleee da Zwickauer Damm; internamente è divisa dalla Lipschitzallee e tagliata a nord dalla Johannisthaler Chaussee. È stata la risposta occidentale a Marzhan e ad altri complessi con alti edifici realizzati nei primi anni Sessanta in Berlino Est. Al termine dei lavori (1975), malgrado l’attenzione posta nella sistemazione del verde e dei servizi, il quartiere offrì per anni un panorama desolante. A sud dell’insediamento finisce la città e si stende la campagna del Brandeburgo; gli edifici, visti da lontano, formano ancora oggi una striscia bianca che frastaglia l'orizzonte. Per anni fu giudicato solo un’"accozzaglia di alti palazzoni grigi a ridosso del Muro", un "deserto di vetro e cemento". Con i suoi 50.000 abitanti e 19.000 alloggi inseriti in grattacieli e blocchi plurifamiliari è il più grande insediamento residenziale mai creato a Berlino. Insieme al contemporaneo Märkisches Viertel ha segnato il punto più alto, ma contemporaneamente anche la fine, dei quartieri popolari sovvenzionati in Berlino. La sua creazione ha documentato gli errori e le utopie dei principi urbanistici del puro Funzionalismo, provocando tra gli urbanisti un periodo di grandi ripensamenti circa la visione dello sviluppo urbano.

Walter GROPIUS + TAC. Piano urbanistico generale, I proposta, 1960
L'idea di creare questo grande insediamento, che influenzò per almeno 15 anni il dibattito sull'architettura urbana, venne alla GEHAG. L’area scelta si trovava nella parte meridionale di Neukölln, lungo il nuovo tracciato della U-Bahn. Nel 1959 venne conferito ufficialmente a Gropius e ai suoi collaboratori del TAC l’incarico di elaborare una prima proposta urbanistica. Egli colse l'occasione per sperimentare l’idea della città-satellite autosufficiente basata sul concetto di "luce, aria e sole" elaborato dalla Carta di Atene, concepita come modello urbano da proporre per la città industriale del futuro, in cui vi è una combinazione equilibrata tra residenza, lavoro, attività ricreative, aree verdi attrezzate e spazi aperti per i pedoni. Già in questa prima proposta di piano, il TAC ha cercato di produrre una varietà compositiva e spaziale, assente nelle Siedlungen berlinesi degli anni Venti/Trenta. L’intento era quello di combinare elementi della città tradizionale con i criteri della moderna progettazione urbana. L’idea di base era di creare un nuovo "Stadtlandschaft", cioè un nuovo paesaggio urbano composto da una sequenza di lotti ad alta concentrazione edilizia, ma immersi in ampie aree verdi, con edifici previsti per un massimo di cinque piani. Come nella non lontana Hufeisensiedlung di Taut (del 1925-1931), al centro di ogni unità era previsto un edificio circolare o semicircolare pluripiano con incorporati negozi e attività commerciali; nei dintorni erano presenti torri residenziali ad alta densità. Rispetto alle proposte degli anni Venti/Trenta, Gropius ha previsto edifici più alti, ma non rigidamente orientati in direzione N-S, proprio per ottenere una composizione più vivace. Nei grandi spazi aperti erano previsti percorsi pedonali protetti, per rendere più piacevole la vita nel quartiere e favorire la socialità. La presenza della fermata della U-Bahn, avrebbe garantito il rapido collegamento con la città. Questo prima proposta urbanistica fu presentata nel maggio 1960, ma fu fortemente criticato dal Senato di Berlino Ovest e dal settore pianificazione della GEHAG, in quanto Gropius non si era attenuto alle richieste ricevute.

GROPIUSSTADT: II proposta, 1961 / Piano finale, 1963 / Piano esecutivo, 1963-1973/75
Come intermediario locale per la II proposta venne incaricato Ebert, un ex-collaboratore di Gropius, che aveva preso parte agli studi preliminari. Essa venne presentata nell'aprile 1961 ed era già caratterizzata da una maggiore concentrazione edilizia. Ma con l’improvvisa costruzione del Muro (agosto 1961) le condizioni cambiarono bruscamente e, per far fronte alle gravi carenze di alloggi popolari, si dovette aumentare ancora di più la concentrazione di edifici. Durante la revisione, Ebert si impegnò a realizzare gli obiettivi di sviluppo urbano proposti dal TAC progettando edifici lamellari multipiano. Il controverso risultato della revisione fu la disposizione degli edifici in linea orientati in senso N-S e perpendicolarmente E-O, che verrà accolta nel piano di lottizzazione. Nell'accordo finale erano presenti anche torri residenziali alte ben 28 piani. Il piano esecutivo venne messo in pratica a partire dal 1963. Esso prevedeva la realizzazione di 14.500 unità abitative. La prima fase operativa venne realizzata dal settore edilizio della GEHAG seguendo il piano di Ebert. Ma negli anni successivi verrà notevolmente ritoccato e ampliato da Ebert, Dommer, Ernts, Gutbrod e Bandel. Il Senato di Berlino Ovest pretese di suddividere la realizzazione con altri architetti berlinesi e cooperative edilizie. A partire dal 1964 verrà gradualmente aumentata la densità edilizia con altri edifici di grandi dimensioni e ampliata la presenza di parcheggi in superficie. Dal 1965 iniziò l’estensione della linea della U-Bahn da Britz-Süd verso Rudow, e lungo il suo percorso vennero realizzati vari lotti edilizi. Le successive modifiche avranno sempre meno a che fare con le idee di partenza di Gropius; alla sua morte (1969), l'architetto era molto deluso del quartiere in quanto le sue proposte erano state completamente disattese, in particolare i suoi riferimenti alla città-giardino. Durante la realizzazione non c’era più né un piano urbanistico vincolante, né un efficace coordinamento nelle decisioni. I lotti interni vennero affidati a numerosi gruppi di architetti che frantumarono l’unità architettonica d’insieme. L'insediamento verrà ultimato solo verso il 1975, ma presto cominciarono i problemi sociali. La Gropiusstadt fu subito bersaglio di aspre critiche, diventando un caso emblematico degli errori e delle problematiche urbanistiche che il tardo Razionalismo non seppe risolvere. Gli edifici erano monotoni, solitari e di bassa qualità, mentre gli spazi verdi erano di scarso livello. I variegati blocchi residenziali in elementi prefabbricati risultarono nel tempo insoddisfacenti sia per dimensioni sia per qualità formali. L’aver realizzato solo la funzione residenziale e soprattutto con edifici sovradimensionati e isolati nel verde, determinò un senso di desolazione e di perdita del senso urbano. La vita sociale non si sviluppò come previsto e si rivelò un fallimento. Non vennero realizzati i centri di assistenza, le attrezzature sociali per la sanità e per l’istruzione. Negli anni vennero invece aperte le quattro previste stazioni della U-Bahn-Linie 7 (Johannisthaler Chaussee, Lipschitzallee, Wutzkyallee e Zwickauer Damm). Solo nel 1986 iniziarono i primi lavori di riqualificazione e miglioramento del megaquartiere partendo dalla riorganizzazione delle aree verdi e boschive, con la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili e aree giochi. Furono migliorati i luoghi d’incontro e della socialità. Negli anni successivi, attorno alle stazioni della U-Bahn sono sorti alcuni negozi, attività commerciali e spazi d’incontro per la comunità. Presso la stazione Johannisthaler Chaussee è stato realizzato, nel 1994-2002, il centro commerciale Gropius-Passagen. Dal 2002 la Gropiusstadt è diventata ufficialmente un quartiere autonomo (Ortsteil, all'interno del distretto di Neukölln) i cui confini sono stati ampliati fino a comprendere aree appartenenti in precedenza a Britz, Buckow e Rudow.

Walter GROPIUS. Gropiushaus + Wohnhochhaus Ideal, 1966-1975
L’area centrale delimitata dalla Lipschitzallee, dalla Fritz-Erler-Allee, dalla Wutzkyallee e dalla Friedrich-Kayßler-Weg fino alla U-Bahnstation Lipschitzallee è l’unica in cui è ancora visibile l’impronta di Gropius e dei suoi più stretti collaboratori. All’angolo Lipschitzallee/Fritz-Erler-Allee si trova l'edificio attualmente denominato Gropiushaus, l’unico di quei blocchi edilizi semicircolari pluripiano previsti nel piano urbanistico di Gropius del 1960, che è stato realizzato. La sua costruzione iniziò solo nel 1972 ma è molto più alta rispetto a quanto previsto in origine. Alta ben 18 piani, ha una planimetria che richiama quella a ferro di cavallo della Hufeisensiedlung, ma l’enorme salto di scala lo allontana decisamente dall’edificio di Taut, conferendo alla costruzione una maggiore impressione di monotonia. È stato mantenuto lo stile neorazionalista tipico della tarda produzione di Gropius, ma i prospetti, sia interni sia esterni, sono movimentati dalla sporgenza dei vani scala e dai balconi, sia semicircolari sia rettangolari. La particolarità degli alloggi è che hanno un impianto leggermente trapezoidale con il lato minore rivolto verso la corte-giardino interna. Appena a sud del blocco semicircolare si trova la Wohnhochhaus Ideal realizzata nel 1966-69 sulla Fritz-Erler-Allee con la collaborazione di Svjanovic del TAC. È un enorme grattacielo residenziale di 31 piani, per un’altezza complessiva di 91 mt, con 228 alloggi di diversa tipologia e alcune attività commerciali al piano terra. È la costruzione più alta dell’intera città-satellite della Gropiusstadt, ed anche la più alta torre residenziale di Berlino, la cui sommità è raggiungibile tramite tre ascensori con una capienza di 13 persone. Gropius ha plasmato i vari prospetti alternando volumi pieni e volumi vuoti, e rafforzando l'effetto plastico con elementi aggettanti sfalsati tra loro. Nel 2008 la torre è stata ampiamente rinnovata e ristrutturata. Con l'adiacente Gropiushaus, gli alti edifici lamellari disposti in direzione N-S e E-O e la lunga striscia di area boschiva interna (Grünzug), forma una composizione unitaria caratterizzata ancora dal linguaggio razionalista, ma usato in modo meno rigido rispetto al passato. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)