John HEJDUK, Wohnbebauung mit Atelierturm, Berlin-Kreuzberg, 1986-1988




È un complesso residenziale con alloggi a carattere sociale realizzato con l´obiettivo architettonico di ricostruire l'angolo sud-est del Block 11, l'isolato delimitato da Charlottenstraße e Besselstraße. Il progetto di Hejduk, presentato all’interno dell’area di concorso "Kochstraße/Friedrichstraße: abitare e lavorare nella Südliche Friedrichstadt", deriva dal progetto "Berlin-Masque" che lo stesso architetto aveva presentato nel 1981 al concorso "Wilhelmstraße", che poi venne trasformato in questo complesso residenziale con una torre-atelier. Come in altri interventi IBA, l’edificio sociale presentato si caratterizza per la sua estetica sperimentale. Il complesso è stato disegnato seguendo le contemporanee tendenze postmoderne; ciò è visibile soprattutto nelle forme geometriche adottate. L´insieme è costituito da due corpi di fabbrica paralleli e da una torre posta sull’asse di simmetria. L´elemento di maggior richiamo visivo è proprio questa torre di 14 piani (Atelierturm), che fu concepita proprio con la volontà di dare a questo luogo una nuova identità urbana. La torre, a base quadrata, è completata da quattro torri più piccole disposte su tre lati, contenenti il vano scala, il vano ascensore e i servizi degli alloggi (bagni, cucine e magazzini). Contiene 7 luminosi appartamenti in duplex destinati in origine ad ospitare giovani artisti. Ogni unità, di circa 80 mq, si compone di un locale-atelier centrale quadrato, attorno al quale si trovano i servizi. Le due ali residenziali, parallele alla Charlottenstraße, sono collegate posteriormente all’edificio preesistente, perpendicolare alla via, e si proiettano verso l’area anteriore. I due corpi, alti cinque piani, di cui l’ultimo mansardato, contengono 48 alloggi sperimentali differenziati tra loro, da 1,5, da 2, da 3, da 3,5 e da 4 vani. Le due ali seguono i caratteri tradizionali dell´edilizia berlinese, quali l’altezza di gronda unitaria e l’allineamento con l'edilizia preesistente. I lati maggiori presentano molte aperture, ampie logge e grandi finestre suddivise in settori quadrati da telai verniciati di verde. La parte più ludica dell'intervento è lo zoomorfismo delle facciate su Besselstraße, ottenuto dalla combinazione tra le falde dei tetti, i balconi e le finestre protette da tettoie metalliche; le loro forme creano varie metafore, come ad esempio il muso stilizzato di un gatto. La copertura, paradossalmente formata da due falde inclinate verso l’interno, può ricordare anche una farfalla con le ali aperte. Anche dal punto di vista cromatico si assiste ad una evidente semplificazione: al grigio delle pareti si accompagna il verde delle cornici e dei balconcini. L’uso di questi colori tenui fu da Hejduk stesso definito "un omaggio al cielo di Berlino e al paesaggio urbano circostante"; si tratta infatti della gamma cromatica che distingueva costruzioni industriali ed edifici storici berlinesi. Il garage sotterraneo per 16 posti auto è stato ricavato nella parte sud del lotto. Nell’area libera tra i corpi di fabbrica era previsto uno spazio verde a carattere semipubblico e uno spazio giochi che doveva essere arricchito da due piccoli padiglioni dalle forme stilizzate, lo "Studio per il musicista" e lo "Studio per il pittore", che, inquadrando la torre, avrebbero comunicato la funzione creativa a cui era destinata. In fase realizzativa venne abbandonata anche l’idea di mettere direttamente in collegamento gli spazi verdi del complesso con l’area a verde posta al di là della Besselstraße, in modo da ottenere un parco pubblico unitario. Nel corso di un’asta giudiziaria la Berlinhaus Verwaltung GmbH ha acquisito il complesso, per anni gravemente trascurato. La nuova proprietà intendeva ammodernarlo ma modificandone il disegno delle facciate e i suoi colori. Nel 2010 venne al proposito organizzata una petizione (appoggiata anche da architetti come Eisenman e Libeskind) per sottolineare il valore storico-architettonico dell'intervento di Hejduk. Anche l’Assessorato all’Urbanistica di Berlino invitò, con successo, la proprietà a rispettare l’integrità architettonica dell’edificio e il disegno dei prospetti. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)