Jean NOUVEL, Friedrichstadt-Passagen. Galeries Lafayette / Quartier 207, Berlin-Mitte, 1992-1996




FRIEDRICHSTADT-PASSAGEN
Il complesso dei Friedrichstadt-Passagen è un sistema composto da tre isolati commerciali e terziari costruito lungo la Friedrichstraße. È formato dal Quartier 207 (a nord), dal Quartier 206 (al centro) e dal Quartier 205 (a sud). L’intera area, delimitata da Französische Straße, Charlottenstraße, Mohrenstraße e Friedrichstraße, era stata gravemente devastata durante la II Guerra mondiale, e lasciata per decenni vuota dal governo di Berlino Est. Solo negli anni Ottanta la Friedrichstraße venne riconsiderata di valore strategico e propagandistico dal governo della DDR. Nel 1986, per la Friedrichstadt/Dorotheenstadt e parti della Friedrich-Wilhelm-Stadt e della Spandauer Vorstadt era stato presentato, a seguito di un concorso urbanistico, un piano che prevedeva di lasciare l’antica Mitte in forme approssimativamente storiche, ma allo stesso tempo di rinnovare l'immagine della capitale della DDR. Venne previsto un sistema completo fatto di funzioni e luoghi diversificati, e ciò voleva dire, oltre agli edifici, creare parcheggi per automobili e ampi percorsi pedonali. Alla Aufbauleitung Sondervorhaben der Hauptstadt Berlin, sotto la direzione dell’assessore all’edilizia Gißke, fu affidata l’elaborazione di un piano per il recupero della Friedrichstraße e la sua trasformazione in "un grande viale socialista". Gißke, che nel 1980 aveva studiato a Parigi le costruzioni di Bofill, avanzò, insieme al suo staff, la progettazione del Friedrichstadt-Passage, un moderno complesso a carattere commerciale che avrebbe interessato vari isolati. I lavori iniziarono poco dopo, ma, per la caduta del Muro nel 1989, vennero subito sospesi. Nel 1990 il rustico sui tre isolati erano quasi ultimati, ma a causa delle loro facciate variopinte, furono subito ironicamente definite dai berlinesi "Kasachischen Bahnhof". Nello stesso anno venne indetto un concorso internazionale per la riqualificazione della zona e la progettazione dei nuovi Friedrichstadt-Passagen, che si ridussero a tre isolati. Le costruzioni appena ultimate, a causa dei terreni male utilizzati, delle altezze dei piani troppo scarse e per la mancanza dei piani interrati per i parcheggi, non erano più considerate adeguate alle nuove esigenze commerciali della città. Inizialmente i proprietari pubblici speravano di trovare un investitore unico che costruisse l’intero complesso commerciale, ma poi dovettero affidare gli incarichi a tre diversi investitori. Con questa decisione i nuovi Friedrichstadt-Passagen potevano presentarsi in futuro con una struttura articolata lunga 300 mt. Il progetto di Nouvel vinse il concorso per il Quartier 207, mentre per gli altri due isolati vennero scelti i progetti di Pei Cobb Freed & Partners e quello di Ungers. Nel 1992 vennero abbattute le costruzioni non ancora ultimate per far posto a quelle vincitrici del concorso; vennero invece mantenute le costruzioni verso il Gendarmenmarkt sul Block 207 e sul Block 206, in quanto già ultimate entro il 1989. Nel 1996 le nuove costruzioni furono inaugurate; in pochi anni le strade grigie dell'era DDR con buie vetrine allestite con le misere merci dell’economia di Stato, lasciarono il posto ad avveniristici negozi internazionali delle grandi firme della moda, del design e degli articoli di lusso, provenienti da tutto il mondo. Le tre nuove costruzioni furono tra le prime realizzazioni a carattere commerciale sulla Friedrichstraße, e testimoniano la rivoluzione architettonica berlinese post-riunificazione. Sono tutte alte 9 piani e con altri 5 livelli interrati, negozi al livello stradale, uffici e appartamenti ai piani superiori. I tre isolati sono collegati tra loro da una elegante galleria pedonale sotterranea a carattere commerciale (i "Passagen"), a cui si può accedere da tutte le vie che dividono i tre isolati. Dal punto di vista architettonico, le tre costruzioni sono molto diverse tra di loro, soprattutto quella di Nouvel, che ha realizzato un edificio avveniristico in vetro, mentre le altre due si rifanno al concetto urbanistico della "ricostruzione critica" della Berlino storica.

GALERIES LAFAYETTE / QUARTIER 207
Come il limitrofo Block 206, anche questo isolato era già stato edificato verso il Gendarmenmarkt prima del 1989. Per questo motivo l’intervento di Nouvel occupa solo poco più della metà dell’isolato. La nuova costruzione, oltre ad ospitare l’unica filiale europea della catena delle Galeries Lafayette di Parigi, contiene anche uffici, appartamenti e parcheggi interrati. È una dei pochi edifici commerciali hi-tech sorti nel quadro della ricostruzione del centro di Berlino dopo la fine della DDR. Mentre i complessi limitrofi sono rientrati nel programma della "ricostruzione critica" (con massicci edifici ricoperti da lastre di pietra), l’architetto ha potuto operare con la massima libertà stilistica. Ciò fu possibile in quanto, quando nel 1991 entrarono in vigore le disposizioni architettoniche di Stimmann (che vietavano tali costruzioni giudicate troppo avveniristiche), la sua costruzione era già stata approvata. Si tratta di un’architettura commerciale tipicamente urbana, che punta soprattutto sulla spettacolarità, sui giochi di luce e sulla trasparenza. È un volume completamente vetrato su tutte le facciate, compresa la copertura. Occupa una superficie quadrata, ma l’angolo Friedrichstraße/Französische Straße è arrotondato, mentre quello tra Friedrichstraße e Jägerstraße è netto e tagliente. La facciata lungo la Friedrichstraße è concepita come un "prospetto-sipario" costituito da una superficie continua in doppio vetro serigrafato, sostenuto da sottili montanti metallici. Dalla strada, lo spazio a livello terra è libero e presenta solo un breve arretramento centrale su cui sono presenti cartelloni pubblicitari, mentre al centro, ad enfatizzare il logo aziendale, si trova il "giardino verticale" realizzato dal designer di giardini Blanc. L’uso del vetro scuro fa sì che di giorno le pareti riflettano i dintorni, mentre l’effetto di trasparenza è massimo nelle ore serali quando gli interni sono illuminati. Questo effetto non è quindi concepito per i suoi significati simbolici di trasparenza morale, come nei visionari progetti espressionisti e razionalisti degli anni Venti, ma semplicemente per trasformare l’edificio in un'enorme vetrina arricchita da segnali luminosi e scritte in grado di lusingare i passanti. Per effetto di un grande specchio e di tubi al neon, la copertura, se guardata dall’interno, sembra trasformarsi in un cielo "solidificato". L’interno si caratterizza per immaterialità e indeterminatezza; è alleggerito da pareti di vetri e da grandi coni e cilindri vetrati, di dimensioni e inclinazioni diverse, che permettono l’ingresso della luce naturale direttamente dalle cupole sul tetto fino al piano sotterraneo, a circa 10 mt sotto il livello stradale. La perdita di superficie di vendita determinata dalla loro presenza, è stata compensata dalla riduzione dell’altezza dei piani. Con un procedimento serigrafico, sulla facciata sono stati disegnati triangoli che indicano la posizione dei coni interni. Lo spazio centrale dell'edificio è svuotato da un gigantesco doppio cono che attraversa tutti i piani, mentre al pianoterra si rovescia come se fosse penetrato con la punta nel pavimento. Dal piano terreno il visitatore, da una balaustra, può osservare i due coni (di 37 e 11 mt) in tutta la loro ampiezza. Le fonti luminose, specchiandosi nei vetri, si moltiplicano e si sovrappongono tra loro. Le superfici coniche creano effetti di trasparenza, riflessione e distorsione, e, insieme a numerosi specchi, trasformano l’interno in un caleidoscopio che moltiplica i visitatori, facendo nascere un pubblico virtuale. Nei piani superiori, dedicati alla moda, si possono trovare accessori, gioielli, prodotti di bellezza e soprattutto le collezioni dei più famosi stilisti francesi e internazionali. I piani sotterranei contengono il Lafayette Gourmet, un reparto gastronomico dove si possono acquistare e gustare specialità della cucina francese. Le lamelle e le chiusure in acciaio visibili sulla Jägerstraße, rivelano la presenza degli appartamenti, realizzati in quanto prescritti dalle autorità berlinesi. Anche gli uffici presentano esternamente la stessa soluzione, ma senza i davanzali utilizzati per gli appartamenti. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)