Jelmut JAHN, Bürohaus Kurfürstendamm 119, Berlin-Wilmersdorf, 1993-1995
Si tratta di un edificio di grandi dimensioni ad uso esclusivamente commerciale, realizzato sul capo esterno del Kurfürstendamm, davanti alla S-Bhf Halensee. Occupa parte di un
lotto irregolare delimitato da Kurfürstendamm, Bornimer Straße, Nedlitzer Straße e Kronprinzendamm. Su parte dell'area era già presente un’articolata costruzione a carattere
residenziale, composta da tre corpi di fabbrica di diversa altezza uniti tra loro. La composizione del nuovo edificio si è rapportata alla conformazione urbanistica della zona,
inserendosi nel tessuto edilizio preesistente. Per adeguarsi al contesto, Jahn ha destrutturato anche la nuova unità edilizia in tre bracci contigui che si articolano in direzioni
differenti. Ne risulta una composizione architettonica complementare alle costruzioni esistenti, con corpi di fabbrica paralleli a quelli limitrofi. I tre nuovi bracci si sovrappongono
e si incastrano tra loro seguendo l’andamento delle vie su cui si affacciano. La parte più imponente del complesso è costituita dal corpo a torre cilindrica sul Kurfürstendamm. Esso fa da
pendant alla torre del vicino complesso residenziale. Si sviluppa su sette piani per un’altezza complessiva di 25 mt, dominando con la sua mole la zona al di là del lungo viadotto che
supera il tracciato ferroviario della S-Bahn. È un corpo completamente vetrato, con lunghe finestre a nastro che si alternano a fasce metalliche verniciate di bianco e di grigio;
l’elemento architettonico che colpisce maggiormente è la grande copertura a sbalzo in metallo, ripresa in basso dalla tettoia degli spazi commerciali che si aprono sul tratto iniziale di
Bornstedter Straße. Il secondo corpo di fabbrica si sviluppa parallelamente alla Kronprinzendamm. È alto cinque livelli, si incastra nel corpo principale ed è ruotato di
alcuni grandi rispetto ad esso; è più lungo e più stretto, ma presenta lo stesso disegno architettonico e gli stessi materiali. Il terzo corpo di fabbrica è il più corto ed è alto
quattro piani. È esattamente perpendicolare al secondo corpo, con cui si incastra, ed è parallelo al terzo corpo dell’edificio residenziale preesistente. Come nelle sue recenti
costruzioni presso la Potsdamer Platz e nella City West, anche in questo caso Jahn ha usato la combinazione vetro-metallo, ottenendo lo stesso effetto di leggerezza e trasparenza; si
differenzia però dal punto di vista formale, in quanto qui, invece degli spigoli taglienti, prevalgono linee sinuose e forme arrotondate. Tutte le superfici sono strutturate
orizzontalmente da finestre a nastro che continuano senza interruzioni da un corpo all’altro. I volumi sono svuotati nella parte bassa da ampie vetrate rettangolari che, essendo arretrate
rispetto alle parti piene, conferiscono una maggiore plasticità al basamento. Le parti vetrate riflettenti dei piani superiori, di colore azzurro, sono invece complanari al piano di
rivestimento metallico. Ma in alcuni casi, in particolare tra il terzo ed il quinto piano dei corpi arrotondati, aggettano rispetto al filo della facciata; ciò è accentuato dalla fasce
dei marcapiani e dei davanzali, a loro volta sporgenti. Queste soluzioni formali e tecniche conferiscono una maggiore dinamicità e complessità alla costruzione che, vista
dall’alto, sembra un’enorme leva composta da bracci che ruotano attorno a due perni. Per la sua realizzazione sono state utilizzati soluzioni e materiali tecnologicamente avanzati
e costosi, quali l’acciaio inox verniciato, sofisticati impianti per l’illuminazione degli interni, la loro climatizzazione e ventilazione. La costruzione dispone di
14.000 mq di spazi per uffici, la cui caratteristica funzionale maggiore è la loro perfetta illuminazione; i vetri scelti permettono di illuminare gli interni, ma nello stesso
tempo di riparare dai raggi diretti del sole. Gli uffici sono costituiti da spazi flessibili e aperti, organizzabili in funzione delle diverse esigenze degli utenti. La hall
d'ingresso è dotata di marmo bianco, sia nella pavimentazione che sulle pareti. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)