Hans KOLLHOFF, Leibniz-Kolonnaden, Berlin-Charlottenburg, 1998-2000




Il complesso occupa un’area nei pressi del Kurfürstendamm, tra Leibnizstraße e Wielandstraße. Qui, ancora negli anni Ottanta, era presente uno degli ultimi grandi vuoti della City West; si trattava di un grande lotto di circa 90x110 mt in stato di abbandono; l’area, mai edificata in precedenza, era utilizzata a parcheggio. Con l'unificazione della Germania, anche per questo lotto si modificarono gli interessi e all'inizio degli anni Novanta venne commissionato uno studio a Kollhoff. Egli propose una piazza pedonale "all’italiana", lastricata in modo uniforme e delimitata da porticati. La parte architettonica è costituita da due lunghi corpi simmetrici a U che, per arricchire questa parte di città, ospitano più funzioni: negozi e locali pubblici nei portici, 124 appartamenti e spazi per uffici nei piani superiori, un residence, un asilo nido con spazi aperti sul tetto dell'edificio a sud, e un parcheggio sotterraneo. I due fabbricati compongono un grande complesso unitario e fiancheggiano la lunga e stretta Walter-Benjamin-Platz con due imponenti colonnati paralleli. La pavimentazione in granito della piazza, si estende anche nei porticati, concepiti come filtro tra città e architettura. La piazza si trasforma quindi in una specie di corridoio pedonale lungo 100 mt e largo 32 mt che congiunge le due vie esterne. Si tratta della prima nuova piazza "urbana" di Berlino, dopo il Gendarmenmarkt e le tre piazze geometriche d’età barocca: il Quarré (oggi Pariser Platz), l’Octogon (oggi Leipziger Platz), il Rondel (oggi Mehringplatz). Come queste piazze storiche, anche questa è concepita come spazio pubblico libero, adibito a vari usi, come mercati locali e feste pubbliche, che offre ai ristoranti e alle caffetterie la possibilità di ampliarsi all'aperto. Le 52 colonne, alte 6,80 mt, poggiano direttamente sulla pavimentazione; sono perfettamente identiche tra loro, complete di entasis e capitello (ridotto ad un semplice collarino), con un diametro massimo di 76 cm e un peso di 195 t. I fusti sono stati realizzati in agglomerato di cemento e granuli di granito e marmo, con armatura metallica, formati e lucidati in opera con un grande tornio elettronico. Le colonne si sviluppano per i primi due piani delle facciate come una sorta di ordine dorico gigante e, come nelle costruzioni templari, reggono una trabeazione composta da architrave, fregio e cornice (dei triglifi rimane solo una lastra quadrata). Nei piani superiori gli elementi strutturali sono ricoperti da lastre in pietra, il cui spessore varia dai 4 agli 8 cm. Cornici, fregi, architravi e lesene sono disposti leggermente arretrati tra loro, creando una gamma cromatica di sfumature di grigi che conferiscono corposità plastica e tridimensionalità ai fronti. Come nei palazzi rinascimentali italiani, le due cortine, alte 20 mt, sono chiuse geometricamente da un coronamento a balaustra. Col suo rigore e con l’uso di elementi architettonici tipici della tradizione classica, la piazza è riuscita a conferire all’intervento un nuovo tono urbano e borghese. Nell’organizzazione dei prospetti e nei materiali usati, Kollhoff ha fatto riferimento alla tradizione edilizia borghese premoderna, tipica della storia urbanistica di Charlottenburg (alcuni hanno invece associato questo intervento, al linguaggio utilizzato nell’architettura nazista e stalinista). Le due lunghe facciate di sette-otto piani sono simmetriche, ma non identiche. All’interno della loro rigorosa organizzazione reticolare, sono presenti leggere variazioni compositive in rapporto alle diverse funzioni presenti dietro le singole sezioni. I due edifici a U sono uniti, con pareti tagliafuoco, ai blocchi preesistenti, che vengono in tal modo chiusi e trasformati nei tipici palazzi berlinesi con cortile sul retro. Nelle strette e lunghe corti interne, le facciate sono intonacate e tinteggiate di giallo. Gli appartamenti dai tagli convenzionali, fatta eccezione per l'edificio d'angolo sulla Wielandstraße, si trovano nel corpo edilizio settentrionale, in modo da affacciare le stanze principali sulla piazza e verso il sole. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)