Rem KOOLHHAS, Niederländische Botschaft, Berlin-Mitte, 2001-2003




La costruzione è stata realizzata a completamento della parte orientale di un isolato lungo la riva destra della Spree, delimitato da Neue Jüdenstraße, Stralauer Straße, Klosterstraße e Ronalndufer, già parzialmente occupato dalla sede della Berliner Wasserbetriebe. Come in altre parti della città, anche su quest’area, a causa dei bombardamenti della II Guerra mondiale, si era venuto a creare un vuoto urbano. Nel 1999, per riempire queste aree, le autorità berlinesi avevano approvato il Planwerk Innestadt, il piano di ricostruzione critica che indicava di riedificare gli isolati, ma in sintonia con la tradizione architettonica ottocentesca. Nel suo progetto, Koolhaas ha preso come elemento generatore proprio il vuoto urbano. Il complesso è formato da due parti distinte, un corpo edilizio cubico e uno a L, collegate tra loro da quattro ponti pedonali aerei, posti su livelli diversi. L’opera rappresenta una novità nell’ambito dell’edilizia pubblica in quanto, mentre in passato le ambasciate erano edifici solenni e austeri, qui l'architetto ha elaborato una nuova tipologia edilizia in grado di caratterizzare il luogo urbano in cui si trova. Il blocco cubico, alto 27 mt come richiesto dalle normative, è stato realizzato lungo il perimetro dell’isolato. È la sezione principale del complesso e contiene il consolato, gli uffici dell’ambasciata e gli spazi di rappresentanza. Si tratta di una unità edilizia con otto piani interni, nitida e ben definita formalmente, con una facciata che si apre sulla Spree. Per differenziare maggiormente il nuovo volume dagli edifici circostanti in pietra, Koolhaas ha usato rivestimenti in lastre di alluminio e vetro. Nel volume a L sono collocati le residenze del personale e per gli ospiti, gli spazi di servizio e le infrastrutture. Il suo aspetto principale è il rivestimento composto da pannelli di lamiera forata in alluminio, che lo trasformano in un "muro opaco". Un lato è completamente addossato al complesso edilizio della Compagnia berlinese delle acque, strutturato intorno a quattro cortili quadrati, definendosi quindi come elemento di connessione tra la parte preesistente e il nuovo complesso dell’ambasciata. I due corpi di fabbrica del nuovo complesso poggiano su uno stesso basamento composto da piani inclinati, e tra di loro si "insinua" volutamente un vuoto architettonico, che concettualmente rievoca i vuoti urbani lasciati dai bombardamenti, sia nella parte orientale che in quella occidentale di Berlino. Questo vuoto si trasforma in un cortile aperto protetto, i cui piani inclinati consentono di ammirare la Spree e la città al di là del fiume. Questo vuoto, partito dall’esterno, entra con prepotenza all’interno del cubo, dando forma ad un percorso-guida continuo a zig-zag, definito da Koolhaas "traiettoria", lungo ben 200 mt. La traiettoria, l’elemento concettuale e formale portante dell’edificio, è un corridoio in alluminio che attraversa il volume cubico con rampe, scale, pianerottoli, passerelle dalle dimensioni variabili, collegando gli otto piani della costruzione. Dall’ingresso conduce alla biblioteca, quindi alle sale, costeggia gli uffici, sfiora la zona fitness per poi giungere al ristorante panoramico sul tetto-terrazza. In alcuni punti sfugge ai vincoli del cubo e sporge a sbalzo sui prospetti, rendendosi visibile dall’esterno. Rispetto ai canoni classici del Funzionalismo, la traiettoria non svolge una semplice funzione distributivi, ma è concepita come l’elemento dinamico generatore delle sale interne, le quali si "incastrano" attorno al suo andamento. Nell’avvolgersi liberamente su se stessa, la traiettoria permette una visione dinamica del paesaggio urbano di Berlino. Vista di notte, dall’altra riva della Spree, essa risulta illuminata, rendendo quindi visibile il suo sviluppo irregolare. La facciata, e ciò è confermato in particolare nelle ore notturne, non è altro che un involucro trasparente, un filtro tra lo spazio urbano e quello architettonico, che permette di vedere che i piani interni non soon suddivisi in livelli ben definiti e in stanze geometriche, ma continuano l’uno nell’altro. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)